
Arteterapia Clinica
Origini dell'Arteterapia
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L'arte terapia, nata negli anni quaranta nei paesi anglosassoni, si è via via sviluppata nel resto del mondo.
Nel 1946 venne istituito il primo incarico all'interno del Servizio Sanitario Nazionale Britannico; tuttavia la professione è stata ufficialmente ammessa nel Servizio Nazionale dal 1981. Da allora è stata sempre più ampiamente riconosciuta e si è sviluppata all'interno dei Servizi Sociali ed educativi.
Negli anni pionieristici dell'evolversi della professione, molti terapeuti hanno enfatizzato il versante artistico ed il suo intrinseco potere curativo. Due strade dell'arteterapia hanno proceduto in parallelo: una nel contesto educativo: il rilievo dato all'espressione, all'immaginazione, alla spontaneità, hanno influenzato grandemente l'indirizzo dell’insegnamento artistico dell'epoca.
L'altra strada dell’arteterapia, invece, si è radicata nel contesto medico, utilizzando la espressione artistica per aiutare i soldati traumatizzati dall'esperienza bellica (Waller 1984).
Tutto questo ha evidenziato la natura peculiare dell'arte, nei termini delle sue possibilità come strumento comunicativo e delle sue intrinseche potenzialità per il lavoro terapeutico.
L'influenza dei primi scritti psicoanalitici, quelli di Jung, hanno sostenuto l'idea che l'arte sia un importante strumento di comunicazione per l'inconscio e per la coscienza. Durante gli anni dell'autoanalisi, egli ha disegnato i propri sogni e le proprie fantasie, ed ha incoraggiato i pazienti a fare altrettanto: ciò che propone non è tanto una questione di trattamento quanto sviluppo delle potenzialità creative latenti nel paziente stesso. Mobilizzando la creatività del paziente, è possibile colmare il salto tra coscienza ed inconscio. Jung diceva che ciò portava a guardare più lontano.
L’Arteterapia, dopo la Gran Bretagna, ebbe una grande diffusione negli Stati Uniti. In questi due paesi, è inserita all’interno del progetto sanitario nazionale ed è considerata come una professione sanitaria. Gli Arteterapeuti lavorano in collaborazione all’interno di equipe multidisciplinari.
In Italia, purtroppo, come in altri paesi europei, l’Arteterapia non è ancora stata riconosciuta come una professione sanitaria. Anche se abbiamo la associazione A.P.I. Art (Associazione Professionale Italiana di Arteterapeuti) che ci sta lavorando da parecchio tempo.
Nel 2011 è stata creata la European Federation of Art Therapy (EFAT) per rinforzare l'identità e creare una rete a livello Europeo.
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Tecnica nell’Arteterapia
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Mimma Della Cagnoletta, scrive nel suo libro: “Arteterapia La Prospettiva Psicodinamica”: l’approccio psicodinamico all'Arte terapia si fonda sull'integrazione tra l'esperienza della dimensione sensoriale e quella simbolica. Si basa inoltre sul presupposto che il prodotto artistico e il processo creativo siano contenitori e organizzatori di affetti, attraverso i quali è possibile affrontare situazioni difficili e momenti di cambiamento.
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La tecnica nell’Arteterapia con base psicodinamica si basa sul fatto che ogni persona proietta il suo mondo interno nel prodotto artistico.
Ci sono vari fattori curativi, il più primitivo risiede nell’effetto che si prova entrando in contatto con il proprio inconscio attraverso la creazione. Durante il percorso creativo si sviluppa una intima relazione fra inconscio e “lavoro artistico” che può scatenare dei cambiamenti nella psiche della persona.
Ehrensweig (1967), dice che l’opera d’arte è una elaborazione del mondo interno che comprende una trasformazione. Durante il processo creativo, l’IO attraversando diverse fasi, è chiamato ad integrare ciò che prima ha frammentato e guadagna in ricchezza e solidità, grazie allo scambio fra parti consce e parti inconsce.
L’altro fattore curativo, risiede nella relazione con l'arteterapeuta che accompagna nel processo tanto di creazione come in quello successivo di riflessione sul prodotto creato, aiutandolo a creare ponti fra il prodotto artistico e la situazione vitale.
Attraverso l’utilizzo di diversi materiali, l'utente attraversa i nodi problematici che l’hanno condotto in arteterapia. Arteterapeuta e paziente sono in relazione nel tentativo di comprendere il processo creativo ed il prodotto della seduta.
L’oggetto artistico, come espressione personale, offre un nucleo di discussione, analisi ed autovalutazione e grazie al suo essere concreto, è una testimonianza del processo creativo che non può essere negata, cancellata o dimenticata; anzi, è in grado di offrire riflessioni anche nel futuro.
L'Arteterapeuta psicodinamico, come in altre terapie con base psicoanalitica, lavora come quello che Bion (1959) chiama "un contenitore materno". Grazie al processo di proiezione decodifica e restituzione, proprio della capacità materna di contenere il disagio che il bambino proietta all’esterno, e di restituirglielo in termini di una emozione comprensibile, le da un significato. Segal (1975) afferma che questa è la base dell’equilibrio psichico.
In Arteterapia, a differenza di altre terapie con base psicoanalitica, oltre allo spazio terapeutico dove avvengono le dinamiche transferali e controtransferali, c'è anche lo spazio della creazione dell’immagine; la cornice interiore all’interno di quella esteriore costituita dal setting. Il setting non è più una Diade fra paziente e terapeuta, diventa una Triade. Una triangolazione all’interno dello spazio potenziale (quello che Donald W. Winnicott 1971 descrive come lo spazio nel quale, il bambino, esprime il suo mondo interno).
Il transfert che si sviluppa all’interno della relazione tra paziente e terapeuta coinvolge anche l’oggetto artistico, è un transfer triangolare: fornisce la terza dimensione ed instaura un dialogo in tre direzioni. (Case e Dalley, 2003, p. 15)
L’opera artistica, sotto questa perspettiva, diventa quello che Winnicott chiamava l'”oggetto transizionale”. E’ un oggetto creativo, veicolo per nuovi significati.
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Obbiettivi generali dell’Arteterapia
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Facilitare l’espressione e l’integrazione delle emozioni e dei conflitti mediante l’atto creativo e la successiva riflessione sul prodotto artistico.
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Potenziare l’autostima e la fiducia in sé stesso.
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Facilitare il riconoscimento e l’accettazione di sentimenti difficili.
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Potenziare la capacità di contenere le proprie emozioni.
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Facilitare l’esplorazione di nuove forme di espressione per ripristinare esperienze che sono state deficitarie o mancanti nella storia dell’individuo.
Quando il lavoro si svolge in istituzioni, gli obiettivi si scelgono in stretta collaborazione con l’equipe del centro. In modo che l’intervento arteterapeutico sia complementare alle altre attività educative e terapeutiche.
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A che tipo di persone è consigliato un percorso di Arteterapia?
L’Arteterapia è rivolta a chiunque abbia piacere di esprimersi attraverso i materiali artistici, desideri fare un percorso di crescita personale per raggiungere uno stato di maggiore benessere psichico.
E' particolarmente utile per quelle persone che hanno difficoltà ad esprimere o
identificare i propri sentimenti e per quelli che fanno fatica a comunicarsi verbale.
E' indicata anche per persone molto abili nell'usare la mente e le parole ma che fanno fatica a connettere con parti del sé fragili e bisognose. L'uso dell'arte in terapia fornisce loro un'alternativa che arricchisce la comunicazione terapeutica.
In tutti i casi, non è necessario possedere nozioni artistiche, e nemmeno aver praticato discipline artistiche.​​
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Ambiti nei quali si è soliti lavorare:
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Bambini e adolescenti : con problemi di condotta, emozionali o di apprendimento, così come con ragazzi provenienti da ambienti emarginati, o con coloro i quali hanno sofferto diversi tipi di perdite, così da poter elaborare il lutto.
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Bambini e adolescenti in situazione di handicap fisico e psichico, in casi di nevrosi e psicosi.
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Adulti in generale. Persone che si sentono genericamente infelici o angosciate.
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Handicap. con adulti con handicap fisico o psichico.
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Centri di salute mentale.
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Immigrati. In scuole o centri d’accoglienza.
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Ricoverati in ospedale. con diversi tipi di malattie e specialmente con persone malate di cancro. In questo caso, spesso si lavora anche con i familiari dei pazienti.
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Geriatria e malati d’ Alzheimer.
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Malati Terminali.
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Carcerati.
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Tossicodipendenti.
